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Se in Sicilia tutto fa brodo. Anche il fotovoltaico.

Qualcuno di voi mi dirà: lo hai capito solo adesso? No, non l’ho capito solo adesso. So fin troppo bene che ogni grande appalto, ogni impresa legata a ingenti fondi, ogni possibile fonte di ricchezza, alla nostra peggiore politica isolana ha sempre fatto gola. Permettetemi, però, un sussulto di indignazione e vergogna per la storia del deputato regionale del Pd, Gaspare Vitrano (qui Live Sicilia ci racconta chi è), arrestato in flagranza di reato con una mazzetta in tasca: secondo gli investigatori si trattava della mazzetta pattuita per velocizzare una pratica relativa ad un impianto fotovoltaico a Roccamena. Ed è qui quello che mi fa infuriare: la Sicilia è una terra meravigliosa, baciata da un sole meraviglioso, e con tutte le risorse naturali che ci ritroviamo avremmo voglia di costruire una seria politica di indipendenza energetica. Ma poi arriva gente come Vitrano (ah, sia chiaro: fino a pronunciamento contraio dei giudici, lui è da riconoscere come “innocente”), che butta via anni di speranze e illusioni e li tritura nello smercio dei propri interessi privati. Affacciandosi dalla finestra di casa mia, per esempio, si vedono vallate intere piene di pannelli fotovoltaici, che – almeno io, gli altri non lo so – si speravano potessero rappresentare una delle chiavi d’accesso a un Futuro pulito. E invece no. Perché dalle indagini, si scopre che è coinvolto anche un un altro politico, eletto nel collegio di Siracusa, che avrebbe dovuto invece assicurare il suo intervento per dare via libera al cantiere di Francofonte. Proprio gli impianti che stanno a qualche chilometro da casa mia.

E senti un profondo senso di scoramento addosso, una rabbia cieca per una politica che non funziona e che fa sempre più schifo. E una voglia matta di mandare tutti a quel paese, per sempre.

A lutto

Questo blog è a lutto. È a lutto per la morte del caporal maggiore Sebastiano (Damiano per tutti) Ville, di Francofonte e di altri tre innocenti soldati. Per la mia zona – per il triangolo di Lentini, Carlentini e Francofonte – è già la seconda vittima, dopo la morte di un altro caporal maggiore, Emanuele Ferraro, in quel lontano e maledetto 12 novembre 2003. Eroi, modelli dicono tutti. Ma pur sempre uomini, aggiungo io, che sono magari già un posato padre di famiglia o ancora un giovane pieno di sogni e desideri. Ecco perché, pur nel dolore più profondo e pur esprimendo le proprie più sentite condoglianze alle famiglie colpiti, questo blog (e il sottoscritto suo autore) rilanciano un loro vecchio cavallo di battaglia: la missione in Afghanistan va ripensata, e al più presto. Perché, come dissi tempo fa e come non mi stancherò mai di ripetere, la democrazia non può essere “esportata” con le armi. E soprattutto, non può costare la morte di così tanti uomini.